venerdì 3 ottobre 2008

Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi

L'Fsa, l'autorità britannica per il settore finanziario, ha annunciato che il tetto per la garanzia pubblica sui depositi bancari in caso di fallimento della banca è stato portato da 35mila a 50mila sterline (63mila euro circa).
In Gran Bretagna , quindi, se una banca fallisce un agenzia statale garantisce i depositanti e in Italia?

Nel nostro Paese nel 1987 è stato costituito il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, oggi un consorzio obbligatorio di diritto privato, riconosciuto dalla Banca d’Italia, la cui attività è disciplinata dallo Statuto e dal Regolamento.
Scopo del Fondo è quello di garantire i depositanti e le risorse finanziarie per il perseguimento delle finalità del Fondo sono fornite dalle banche consorziate.
Il Fondo garantisce i depositanti delle consorziate italiane, delle succursali di queste negli altri Paesi comunitari, nonché delle succursali in Italia di banche comunitarie ed extracomunitarie consorziate.
Nonostante il limite massimo di rimborso per ciascun depositante sia pari a 103.291,38 Euro (equivalente di 200 milioni di lire), non è assolutamente detto che sotto detto limite la garanzia sia completa, anzi, oltre al limite dell’ammontare complessivo dei rimborsi stabilito dall’Assemblea del Fondo è anche la modalità di funzionamento del fondo stesso che lascia perplessi e non tranquilli.
Infatti, il Fondo è privo di risorse proprie ed un eventuale intervento a copertura di un default finanziario di un istituto di credito italiano si configura come un intervento congiunto in comune partecipazione da parte di tutte le altre banche consorziate (ognuna si impegna ad intervenire, quindi più che un fondo è un consorzio)
Secondo alcuni esperti questo tipo di approccio presuppone sia una lentezza di intervento nell'effettuare eventuali rimborsi nel caso del fallimento di un soggetto bancario, a causa della necessità di raccogliere i conferimenti da parte delle varie controparti bancarie, sia una preoccupante inefficacia in caso di crisi strutturale dell'intero sistema bancario.
Infatti, sebbene nel caso di crisi isolato il sistema riesca a funzionare discretamente, in caso di una crisi strutturale del sistema (come presumibilmente è quella attuale), il fondo risulterebbe sostanzialmente incapace di intervenire.
Questa incapacità deriverebbe da uno stato di insolvenza che colpirebbe con effetto domino una moltitudine significativa di banche aderenti al fondo incapaci a loro volta di sostenere le prime in default.
Grazie Italia

Nessun commento: